Guerra in Israele. La (dis)informazione ai tempi dei social

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La guerra tra Israele e Hamas? I bombardamenti, i morti, i feriti e via dicendo? Al tempo dei social media che tutto semplificano (in genere ben oltre il lecito) si tratta banalmente di un paio di trend topic. Con milioni di visualizzazioni e qualche influencer che si inventa osservatore internazionale o ferrato analista mediorientale per racimolare un po’ di interazioni.

Con il risultato, oramai abituale, del profluvio di fake news (e con l’ ausilio dell’ intelligenza artificiale pure di fake video ed immagini) che inevitabilmente trasforma la rete in un’ arena prepolitica polarizzata tra i tifosi dell’ uno o dell’ altro schieramento.

Intanto Thierry Breton, commissario del mercato unico dell’ UE, intima a Elon Musk, patron di X (già Twitter) di contattare entro 24 ore l’ UE per rispondere all’ accusa di pubblicazione di contenuti “illegali e disinformazione”. Con l’ avviso che in assenza di risposte la UE potrebbe aprire una investigazione e il colosso social potrebbe essere multato.

Musk non è nuovo a polemiche con le autorità europee, nei giorni scorsi era entrato in polemica con il governo tedesco twittando, a proposito delle ONG tedesche che operano nel Mediterraneo, un inquisitorio “il popolo tedesco ne è al corrente?”. Al quale il ministro degli esteri tedeschi aveva risposto, sulla stessa piattaforma, “Si. Lo chiamiamo salvare vite umane”.

Ora il campo è quello della guerra in Israele e secondo Mike Rotschild, studioso di teorie del complotto e fake news, il social passato sotto la guida di Musk ha mostrato tutti i suoi limiti: “era il primo vero test per il Twitter di Elon Musk ed è clamorosamente fallito”, ha detto a Bloomberg. Ricordando la cura dimagrante della nuova gestione e il drastico cambiamento delle policy interne, con meno controlli sui contenuti e maggior spazio agli utenti a pagamento, anche a discapito di opinionisti noti ed accreditati.

A raccogliere le fake news pubblicate da X ci ha pensato il giornalista della BBC Shayan Sardarizadeh, esperto di fake news. Immagini false, schermate di videogiochi spacciate per azioni di guerra, perfino Cristiano Ronaldo che sventola la bandiera della Palestina (uno scatto manipolato con l’ intelligenza artificile di un calciatore marocchino ai mondiali del 2022), ma soprattutto il consiglio di Musk di seguire la crisi sugli account @WarMonitors e @sentdefender.

 

 

Che però sono profili notoriamente antisemiti, sui quali “ebreo” è un insulto, dove si parla senza alcun dubbio di “potere sionista alle banche ed ai media”. Una gaffe non da poco per il re degli influencer, come prontamente hanno messo in evidenza con i loro commenti alcuni tra i suoi 160 milioni di follower.

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