Associazione Italiana Genitori: la Presidente dell’A.Ge. Claudia di Pasquale non ha dubbi, il patto educativo va rivisto e vanno ascoltate anche le famiglie. L’A.Ge. e’ nata nel ’68 per sostenere i genitori nella loro funzione educativa e favorire la loro partecipazione alla vita scolastica dei propri figli collaborando attivamente alla loro formazione. Attualmente conta circa 30mila iscritti su tutto il territorio nazionale e nel suo Statuto parla di “Genitorialità sociale”, con l’obiettivo di rafforzare la collaborazione tra Scuola e Famiglia, sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulle problematiche legate all’infanzia e all’adolescenza, inclusa la  violenza in ogni sua forma, gli abusi e il disagio giovanile. L’Associazione organizza anche eventi, attività di intrattenimento, nonché laboratori per bambini e ragazzi. Inoltre, l’A.Ge. si impegna a formare i  rappresentanti dei genitori all’interno del Consiglio d’Istituto, dell’Assemblea dei genitori e in altre occasioni istituzionali.
L’Associazione dunque è perfettamente in linea con le esigenze della Scuola tuttavia, essendo evidente che qualcosa non abbia funzionato, chiedo proprio alla Presidente Claudia Di Pasquale se immagina i motivi dell’apparente fallimento del patto Scuola- Famiglia.

Presidente Di Pasquale qual è il punto di vista dei genitori sull’attuale rapporto Scuola-Famiglia?
– La più grande criticità della scuola riscontrata dai genitori è quella di sentirsi controparte e non parte, intesa come la parte più importante, la prima agenzia educativa per i nostri figli. Se pensiamo al patto di corresponsabilità educativa, ad esempio, noteremo che esso viene firmato dai genitori senza che questi ne conoscano esattamente il contenuto, si firma come nei cosiddetti contratti per adesione. Ne deriva che questi patti vengono regolarmente disattesi perché uno dei soggetti contraenti, la Famiglia, non partecipa effettivamente al patteggiamento. Le regole descritte sono fatalmente uguali per tutti gli studenti e non personalizzate. Il patto di corresponsabilità educativa potrebbe essere, se condiviso e cucito su misura su ogni studente,  il vero strumento per una effettiva educazione condivisa tra Scuola e Famiglia. Solo così la scuola sarebbe  legittimata a chiamare i genitori in causa per prevenire eventuali problemi e  anche i casi di violenza scolastica andrebbero man mano scemando. Invece i genitori partecipano sempre meno alla vita scolastica dei figli, perché non si sentono protagonisti nella scuola ma comparse a cui si chiede di tenere sotto controllo le intemperanze dei figli, che vedono sempre meno per i vari impegni di lavoro.

Non le sembra utopistico personalizzare il patto educativo?
– No, basterebbe interpellare i genitori prima della stesura, prevedendo colloqui Scuola Famiglia anche ad inizio anno scolastico e non soltanto a dicembre e a marzo come si usa di solito. Naturalmente una collaborazione più attiva con i genitori prevede che i docenti siano maggiormente impegnati a Scuola, tuttavia se vogliamo davvero migliorare la Scuola bisogna decidersi ad investire su di essa, pagando di più i docenti: se siamo di fronte ad una emergenza educativa e’ proprio perché non si considera necessario l’investimento sulla Scuola.

– Cosa ne pensa della violenza scolastica?
La violenza esiste ma per fortuna è ancora un’eccezione, i casi sono pochi e sono prevalentemente in scuole cosiddette “di frontiera”, dove alcuni ragazzi arrivano a frequentare già in affidamento ai servizi sociali essendo provenienti da famiglie in situazione di disagio. La personalizzazione del patto educativo attraverso un colloquio conoscitivo in fase iniziale sarebbe utile anche in questi casi, aiutando i docenti a conoscere in tempo le criticità della platea scolastica.

In effetti dei colloqui conoscitivi potrebbe occuparsi il Docente Tutor, Le pare?
– Il Tutor è una figura molto interessante ma i genitori dovrebbero conoscere tutti gli insegnanti, quelli che quotidianamente sono a contatto con i loro figli, e solo dopo relazionarsi al Tutor.

Ritiene valido l’insegnamento trasversale dell’Educazione Civica?
– L’Educazione Civica è una materia imprescindibile per la formazione dello Studente ma viene insegnata in modo approssimativo: l’unico  docente designato ad insegnarla dovrebbe essere quello di Diritto, che dell’Educazione Civica ha una conoscenza specifica e non una semplice infarinatura come avviene per tutti gli altri docenti, in tal modo la materia diventerebbe più comprensibile e dunque più efficace.

Lei è a favore del tempo pieno?
– Certo ma è inutile parlarne se non ci sono investimenti e la nostra Scuola resta ferma ad ipotesi che poi non si possono realizzare. Dovremmo parlare anche di infrastrutture, di laboratori, palestre e attività alternative alla didattica: purtroppo ci siamo abituati a pensare a piccole cose con i pochi soldi disponibili, ma si spera sempre nel cambiamento per il bene dei nostri figli e della società.

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