Al termine della kermesse, ci ritagliamo un momento con Monica Cardia, docente vincitrice del Premio Visioni dedicato al Miglior Insegnante che, giunta ad Ascoli Piceno da Biella, sente la necessità di condividere alcune riflessioni.

La collega ha un curriculum formativo veramente incredibile, che spazia da corsi sanitari (tra le altre cose è anche OSS) a formazioni specializzate su tematiche inclusive e creative, neuroeducazione, abusi e affettività, informatica, inglese, metodologie didattiche specifiche e ben sei master da 1500 ore: ha scelto di dedicarsi all’infanzia, mettendo a frutto la sua poliedricità a beneficio dei più piccoli, individuando giustamente la scuola dell’infanzia come il grado maggiormente importante del percorso educativo e formativo di ciascuno, quello in cui si mettono le basi sia per il proseguo della vita relazionale e sociale, sia per l’approccio alla scuola.
Emozionatissima, ha fatto un grande sforzo emotivo nel salire sul palco sotto lo sguardo dell’intera sala e degli spettatori collegati online, perché lei preferisce lavorare dietro le quinte e dare ai suoi alunni la possibilità di essere al centro del loro “fare”, piuttosto che mettersi sul piedistallo e mostrare il suo lavoro.
Un maestra, evidentemente, piuttosto diversa da molte personalità social che si sperimentano quotidianamente, e che non può che far venire in mente Maria Montessori: «Il più grande segno di successo per un insegnante è poter dire: i bambini stanno lavorando come se io non esistessi».
Con questo principio di centralità dell’alunno saldo in mente, la maestra Cardia, Diplomata Magistrale tra quelle vessate negli anni da un Ministero dell’Istruzione che mette i titoli accademici sul tetto del mondo, indipendentemente dal percorso formativo e dalle caratteristiche personali, si è scoperta nel tempo scenografa di innumerevoli attività che entusiasmano i bambini e riescono a motivare l’apprendimento di life skills e apprendimenti cognitivi in un clima di reale inclusione e sostegno delle unicità di ciascuno.
Ai nostri microfoni, a telecamere spente, ha avuto il piacere di condividere una lunga riflessione, che riportiamo testualmente:

Ringrazio tutti per aver preso in considerazione il mio lavoro, credo che ci siano tantissimi docenti che si impegnano con dedizione e professionalità, ma spesso restano dietro le quinte e questo, a parer mio, li rende ancora più speciali, perché vuol dire che credono e sperano di poter aiutare le nuove generazioni ad essere protagoniste del loro processo di crescita, senza mettere sé stessi in vetrina.
Il Processo di crescita degli alunni è un obiettivo che va progettato con cura, con una visione molto più ampia di una semplice trasmissione di saperi: io ho sempre creduto nella capacità dei miei alunni, anche se piccoli.

Ho scelto di lavorare nella scuola dell’Infanzia proprio perché amo vedere la loro evoluzione come persone ed essere di stimolo ai loro apprendimenti in questa fase evolutiva.
Spesso nell’immaginario collettivo la scuola dell’infanzia è vista come un luogo di gioco e “parcheggio”, ma vi assicuro che se un giorno riusciremo a far capire l’importanza di questo grado di istruzione, il riconoscimento a quest’ordine dovrà essere amplificato.
L’educazione della prima infanzia è un processo creativo a più mani: noi docenti iniziamo a incidere nelle piccole menti emozioni, esperienze e parole, e ogni giorno aggiungiamo qualcosa, in un processo di apprendimento senza limiti di forma o contenuto… e in quelle testoline poi ci scriveranno in tanti, giorno dopo giorno, anno dopo anno, perché l’apprendimento non ha mai fine.
Personalmente ho investito tanto impegno, tempo e formazione perché gli alunni, tutti, avessero una scuola innovativa, più veloce e soprattutto meno noiosa.
Spesso mi vengono in mente le mie difficoltà, anche le piccole antipatie in merito ad alcune materie, ma con il senno di poi mi sono chiesta se il problema fosse centrato nella mia incapacità di comprensione o piuttosto nell’incapacità dei miei docenti di spiegarle in maniera che io potessi essere capace di capirle e appassionarmi: è proprio questa riflessione che mi ha portato a dirmi che non voglio essere un’insegnante noiosa, voglio che i miei alunni vengano a scuola felici.
Questo è il mio obiettivo primario come docente: modellare le giovani menti attraverso i sentimenti positivi e arricchenti.
E non è stato difficile metterlo in pratica: ho solo messo al servizio del mio modo di insegnare la capacità di essere una persona creativa, trasformando i desideri dei miei alunni in arte, ovvero pitture, plastici scenografie, ecc., insistendo sempre che i bambini fossero i primi protagonisti nella realizzazione delle loro richieste, desideri e attività, fossero liberi di rappresentare ciò che avevano dentro, in una sorta di unione emotiva dove le nostre emozioni potessero esprimersi liberamente, quasi come se si creasse una danza immaginaria, dove tutte le ansie, le paure, le gioie, i desideri, i sogni, subissero una sorta di intervento terapeutico verso la creazione di futuri adulti appagati e consapevoli.
Lavorare attraverso laboratori non sempre è una scelta semplice da portare avanti ma io ci ho sempre creduto e questo mi ha permesso di superare anche le difficoltà: il manipolare, toccare, pensare, creare, progettare alla fine ci ha permesso di rappresentare ciò che LORO avevano dentro, e ha portato alla realizzazione di attività dense di valore educativo e umano ancor prima che didattico.
Sono qui oggi a ritirare un premio che mi ha emozionato e spiazzato, perché credo di non aver fatto niente di eccezionale, solo il mio lavoro di Maestra, consapevole del fatto che i nostri alunni hanno il diritto di essere ascoltati, coinvolti e anche ringraziati perché, spesso, siamo noi docenti ad imparare da loro.
Sono davvero onorata di essere qui oggi.
Questo riconoscimento mi dà la grinta per portare avanti il mio punto di vista, perché spesso nella quotidianità ci sentiamo un po’ soli, e talvolta la sfiducia prende il sopravvento…ma oggi sono onorata di essere qui e sono felice di rappresentare il bello della scuola, l’amore verso il nostro lavoro e verso i nostri alunni.
Per concludere, voglio confessarvi una cosa… i bambini, quando lavorano, facendo appunto ciò che li appassiona, sono felici.
E io lo sono ancora più di loro, perché mi diverto tanto!

Ricordiamoci che se una persona apprende con serenità non ha bisogno di tante lezioni, perché ciò che è bello resta impresso per sempre nella nostra memoria.
Grazie a tutti: a tutti gli organizzatori, a tutte le persone che hanno voluto che io oggi fossi qui, ma in particolare a una persona, una collega, con la quale da anni condivido a distanza le gioie e i dolori di questo incredibile lavoro.
MC

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