irene manzi

Nel mirino di interesse pubblico l’avanzamento delle parti del Liceo Made in Italy e se avverrà o meno un assorbimento dell’indirizzo Economico Sociale. Ne parliamo con l’Onorevole Irene Manzi (PD). Intervista rilasciata in data 7 novembre.

A che punto siamo con l’iter legislativo del Liceo del Made in Italy, secondo lei partirà per il 2024/25 o si dovrà attendere l’anno successivo?

“Il provvedimento è attualmente all’esame dell’aula della camera e sarà approvato oggi. L’emendamento dei relatori (Giovine e Gusmeroli) presentato in commissione attività produttive ha previsto una fase transitoria che farà partire i percorsi già dal prossimo anno: la costituzione delle classi prime del nuovo percorso del made in Italy potrà avvenire già nel 2024/2025 su richiesta delle istituzioni scolastiche che erogano l’opzione economica e sociale, sulla base di un quadro orario del primo biennio allegato al decreto. Tuttavia, credo sia una previsione azzardata: il nuovo regolamento potrebbe arrivare non prima di qualche mese, quando le scuole avranno già chiuso da tempo le iscrizioni degli alunni per il 2024/2025.

Ovviamente, come per ogni cosa che riguarda la scuola, il governo prevede zero risorse, si trincera dietro la solita clausola di invarianza finanziaria senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica e fermo restando la scellerata confluenza del Les nel made in Italy laddove questo verrà attivato. Una scelta sbagliata su cui avremmo voluto un maggiore confronto da parte della maggioranza di governo. Si interviene per l’ennesima volta sul sistema scolastico senza ascoltare il mondo della scuola, senza tenere conto dei percorsi che già esistono come quelli previsti dall’istruzione tecnica, con particolare riferimento alle relazioni internazionali e al marketing, o a quelli che si svolgono negli istituti professionali. Mi pare evidente che si tratta dell’ennesima misura propagandistica del governo, senza purtroppo un pensiero di fondo coerente. Avremo grandi problemi nell’azione di orientamento in entrata necessaria per chiarire la valenza formativa di un corso di studi nuovo che potrebbe avere valide alternative in percorsi già consolidati e che rinviano a un’ulteriore formazione universitaria o in percorsi di istruzione tecnica o professionale”. 

 

Il nodo principale da sciogliere è la possibile sostituzione del Les con il Made In Italy. Ne parla il comma 4 dell’articolo 13 della sezione riguardante l’istituzione del Liceo del Made in Italy, nel disegno di legge 1341A, che dice chiaramente che col tempo il Made in Italy sostituirà il LES. La conferenza unificata Stato Regioni ha chiesto a settembre la soppressione di questo comma per garantire l’autonomia dei due indirizzi di studio eliminando ogni dubbio in proposito. Secondo lei il comma 4 verrà abrogato?

“L’emendamento dei relatori ha modificato integralmente l’articolo 13 del disegno di legge del governo sul Made in Italy che introduce l’omonimo liceo e superando così l’attuale stesura del comma 4. Di fatto l’originario comma 4 non esiste più. 

La modifica più sostanziale riguarda il fatto che questo specifico percorso liceale diventerà un liceo vero e proprio non più solo un’opzione. Come dicevo, istituendo un liceo, il governo dimostra -nonostante le dichiarazioni- di non credere nella formazione tecnica e nei percorsi che già esistono e in molte realtà danno risposte efficaci. Come se solo un percorso liceale fosse in grado di dare rilievo al Made in italy e non, invece, i percorsi di istruzione tecnica e professionale già esistenti. Per quel che riguarda la confluenza del liceo del Made in Italy in quello economico sociale, le modifiche hanno stabilito che non sia più obbligatoria, ma avvenga solo dove sarà attivato il nuovo liceo. Una scelta pasticciata che non ci soddisfa perché – cito la norma- prevede che “l’opzione economico sociale confluisce nei percorsi liceali del Made in Italy” influendo comunque su un percorso, quello dell’opzione economico sociale, che in questi anni ha dimostrato la sua qualità e non aveva certo bisogno delle modifiche introdotte con questo provvedimento. Di fronte alle sollecitazioni della Conferenza Stato regioni, dei tanti comitati sorti in questi mesi e della VII Commissione e’ stata superata l’abrogazione prevista dal comma 4, ma si viene comunque a toccare l’esperienza del liceo economico sociale che è un’esperienza formativa di successo”.

 Nella distribuzione delle ore per il primo biennio del Liceo del Made in Italy ci sono 99 ore di diritto e 99 di economia politica. Al triennio cosa accadrà?

Sarebbe interessante saperlo, al momento l’allegato al disegno di legge prevede solo il quadro orario per il biennio. Dicevano di essere pronti e invece”.

Nonostante le rassicurazioni dai vertici della settima commissione cultura, le perplessità aumentano tra docenti e genitori direttamente interessati: “Il successo del LES è testimoniato dalla sua rapida e progressiva crescita che negli ultimi anni ha costantemente aumentato la propria quota percentuale di iscritti, in particolare nelle Regioni del Nord, passando dal 2,5% del 2019/20 al 3,9% del prossimo 2023/24, toccando il 5,3% in alcune realtà, per un totale attuale di quasi 500 scuole che coinvolgono migliaia di studenti e le rispettive famiglie, che si troveranno probabilmente disorientati davanti a questa improvvisa e inaspettata decisione- continua il Comitato Salviamo i LES-. Ne è testimonianza il fatto che in alcune Regioni i Comitati dei genitori degli studenti del Liceo Economico-sociale, preoccupati, si stanno già mobilitando per far sentire la propria voce in sostegno a questo indirizzo di studi’.

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Un pensiero su “Liceo del Made in Italy, una scelta pasticciata che non ci soddisfa – l’intervista all’On. Irene Manzi (PD)”

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