Giocando d’anticipo e volendo prender parte al toto-traccia 2024, per l’imminente esame di Stato, io scommetto su Luigi Pirandello. Doppio anniversario: novant’anni dall’attribuzione del premio Nobel per la Letteratura (1934), e 120 anni dalla prima pubblicazione del romanzo Il fu Mattia Pascal (1924). Questo doppio appuntamento pirandelliano l’ho pure voluto celebrare con la pubblicazione del mio Uno, nessuno, centomila selfie, un saggio (in forma di invito alla lettura) nel quale suggerisco interpretazioni inedite di alcuni capolavori di Luigi Pirandello, dal di dentro del paradigma espressivo degli odierni social network (tweet, post e selfie)

Inoltre, nel capitolo Pirandello pop propongo di leggere la fortuna pirandelliana attraverso le più recenti ri-scritture e re-interpretazioni cinematografiche e musicali, con schede su film e canzoni che rimandano a quel particolare universo letterario pirandelliano, fatto di scambio tra finzione e realtà, tra maschera e volto, tra reale e virtuale. Come pure, tutto l’odierno dibattito intorno al «metaverso», e alla conseguente apertura di nuovi scenari per l’umanità, e per le sue interazioni con la natura, in questo mio libro, lo affronto attraverso alcune novelle di Pirandello, nelle quali l’autore cioè (in anticipo sul metaverso digitale dei nostri giorni) interagisce con i suoi personaggi (avatar) come se fossero presenze reali. 

C’è anche una profonda e importante presenza di Dante Alighieri nell’opera pirandelliana, che è sorprendente, e che è poco conosciuta dagli studenti, e dal largo pubblico dei lettori. Luigi Pirandello fu anche docente, e, quindi, si confrontò, in quanto professore, con l’opera di Dante Alighieri. Lettura e spiegazione dei versi del poema. Per preparare le sue lezioni, il professor Luigi Pirandello utilizzava una edizione in tre tomi della Divina Commedia (Inferno – Purgatorio – Paradiso) che annotava, sulle cui pagine, cioè, segnava i suoi appunti, ciò avrebbe detto a lezione, lungo i margini delle pagine, con una particolare predilezione per i canti del Paradiso, e per un gruppo di canti del Purgatorio. Pirandello insegnò dal 1897 al 1922 (per ben 25 anni), a Roma, presso l’Istituto Superiore di Magistero, in qualità di docente di Stilistica. I tre volumi della Divina Commedia, che Pirandello utilizzò a lezione, in quegli anni, successivamente sono stati donati, dai figli, alla Biblioteca Vaticana, dove sono conservati e dove sono consultabili, da parte degli studiosi, per indagare i gusti danteschi di Pirandello.

Esiste una prima dimensione del suo rapporto con Dante Alighieri, che è quella, appunto, quella didattica, del docente e del conferenziere. Poi, c’è una dimensione creativa, quella del riuso consapevole di momenti, figure e lessico danteschi, all’interno della sua opera (novelle, drammi e romanzi): dal «naso» di Vitangelo Moscarda, alla citazione di alcuni versi dal canto V dell’Inferno, ne Il fu Mattia Pascal. Ho creduto interessante far emergere quanto fosse attiva la memoria dantesca in Luigi Pirandello, nient’affatto sterile. Quella per Dante Alighieri fu una vera e propria ossessione pirandelliana, che agì, in lui, per tutta la vita. Autentico dialogo tra lingue e autori. L’ossessione dantesca iniziò sin dai banchi di scuola, dagli anni liceali. La familiarità con Dante, la sua presenza sotto-traccia (o presenza carsica, come preferisco definirla), è riscontrabile in tutta l’opera pirandelliana, dai romanzi, ai drammi, alle novelle e alle poesie, con riprese lessicali, situazionali, o tematiche. Nelle poesie di Luigi Pirandello non mancano pure echi da Leopardi, o da Pascoli, o da d’Annunzio, pur vivendo il rapporto con i contemporanei (Pascoli o d’Annunzio), con mille contraddizioni, e con fortissime gelosie, a volte, vere e proprie invidie rancorose. Pochi conoscono la produzione poetica di Luigi Pirandello (se si eccettuano gli specialisti), considerato com’è universalmente come autore di novelle, romanzi e drammi teatrali. Eppure, Pirandello ha sempre rivendicato, per sé, il diritto a essere considerato autore a tutto tondo, capace cioè di scrivere anche testi poetici. Per parte mia, in questo mio libro, ho voluto far emergere anche questa dimensione della produzione letteraria di Luigi Pirandello. Offro, qui, il testo della poesia Guardando il mare (che risale al 1905):

 

E sei vivo anche tu, come son io:
tu per molto, io per poco, e ne son lieto.
Ma ti vedo e ti penso, io: tu non vedi
e non pensi, beato! Fino ai piedi
vieni con un sommesso fragorio
a stendermi le spume, mansueto.

 

Come un mercante di merletti… Bravo!
Uno ne stendi, e tosto lo ritrai,
ed ecco un altro, e un altro ancora… Scempio
fai così della tua grandezza, ignavo?
Tenta, prova altri scherzi… non ne sai?
Ma ingoiati la terra, per esempio!

Per il commento, e per un complessivo approfondimento sui tanti volti di Luigi Pirandello autore, rinvio alla lettura del mio saggio: Uno, nessuno, centomila selfie, ERF Edizioni (2024).

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