A. Pellai

 

A. Pellai. Il medico e lo psicoterapeuta non ha dubbi. L’educazione riguarda soprattutto i genitori che non devono fare gli adultescenti.

A. Pellai. L’educazione  parte dai genitori adulti

A. Pellai.  Lo conosciamo soprattutto come medico, psicoterapeuta e divulgatore scientifico. Tratta soprattutto tematiche legate al mondo affettivo e sociale dei ragazzi, con incusrsioni anche nella dimensione diseducativa dell’adultescenza. Egli è convinto che il disagio giovanile non chiama in causa la scuola, come sostengono molti genitori. Il mal-essere dei ragazzi deriva da una relazione paritetica con gli adulti prossimi. In molti casi il rapporto è “deciso” dai ragazzi supportati dalla fragilità dei genitori che non hanno mai smesso di percepirsi e considerarsi degli adolescenti. Oggi A. Pellai ha rilasciato un’intervista, dichiarando: “L’alleanza tra adulti, il fare squadra nel mondo adulto, che in questo momento è spaccato su tanti temi: l’uso dei social media, l’educazione sessuale… Non avere le idee chiare porta a mandare messaggi diversi e contraddittori. Soprattutto negli ultimi 30 anni, gli adulti hanno attivato una modalità iper-protettiva nei confronti di chi sta crescendo, che ha generato un paradosso enorme tra l’accompagnare ovunque i minori, perché considerati incapaci di autonomia, e lasciarli poi soli in un uso sregolato dei social

Il profilo dei genitori adultescenti

Il titolo dell’intervista non lascia dubbi.”Alberto Pellai: Difficile educare i ragazzi se si è ‘adultescenti’Da qui l’espressione  di adultescenza che rimanda a una tipologia di genitori che presentano un disallineamento tra l’età anagrafica e la loro maturitù psicologica emotivo-affettiva  e relazionale.
Non è difficile riconoscerli. Verso i figli dimostrano un’eccessiva cura e attenzione , dovuta soprattutto ai sensi di colpa, rinunciando al compito di guida e d’indirizzo perché il loro stato mentale impedisce di scorgere  la prospettiva di una educazione che sia anche accompagno alla crescita. Come ha recentemente dichiarato P. Crepet preferiscono un’educazione aggiuntiva ad una per sottrazione: “Quando un genitore dice: “io non ho mai fatto mancare niente a mio figlio” esprime la sua totale idiozia.Perché il compito di un genitore è di far mancare qualcosa, perché se non ti manca niente a che ti deve servire la curiosità, a che ti serve l’ingegno, a che ti serve il talento, a che ti serve tutto quello che abbiamo in questa scatola magica, non ti serve a niente no? Se sei stato servito e riverito come un piccolo lord rimbecillito su un divano, ti hanno svegliato alle 7 meno un quarto la mattina, ti hanno portato a scuola, ti hanno riportato a casa, ti hanno fatto vedere immancabilmente Maria De Filippi perché non è possibile perdersi una puntata di Uomini e Donne, perché sapete che è un’accusa pedagogicamente brillantissima. Ma una cosa di buon senso, il coraggio di dire di no?”

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