Le nuove linee guida dell’Educazione Civica, attese da settembre 2023, potrebbero concretizzarsi a breve con possibili novità riguardanti il tema più dibattuto dell’insegnamento della materia, ovvero la sua trasversalità, rivelatasi totalmente inefficace alla luce dei dati riguardanti l’aumento della violenza fra i giovani, della dispersione scolastica, su cui si sono puntati i riflettori nel G7 di ieri sull’Istruzione, ma anche alla luce dell’astensionismo record registrato alle ultime elezioni europee, che denota una marcata sfiducia, anche da parte dei giovani, nei confronti delle Istituzioni e della Politica. Un aiuto per avviare una concreta inversione di tendenza e per riportare, in particolare, i giovani alle urne,  potrebbe venire da un’adeguata formazione scolastica in campo giuridico, affidando l’insegnamento dell’Educazione Civica agli insegnanti di Diritto ed Economia, come più volte sottolineato. L’Associazione Apidge si batte da anni in questa direzione e, proprio in vista delle nuove linee guida per l’Educazione Civica, è stata audita al MIM nei giorni scorsi. Ecco gli esiti dell’incontro e delle possibili novità dal suo Presidente, Ezio Sina.

Ezio Sina, lei ha partecipato ad un importante incontro con la Commissione ministeriale per la revisione delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida dell’Educazione Civica, relative al primo e secondo ciclo di istruzione. Può dirci a che punto stanno i lavori? Quali le prospettive?

– A dire dei Commissari, siamo ancora nella fase di studio e di ricerca.
Premetto intanto che l’incarico affidato alla Commissione è quello di elaborare e formulare proposte finalizzate alla eventuale revisione delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida relative al primo e secondo ciclo di istruzione.
Abbiamo avuto primi contatti e un solo incontro, ma credo che ben presto si possa procedere all’elaborazione di più tracce operative.

Apidge è stata audita dal Ministero per fare delle proposte?

– Apidge in questi ultimi anni ha rappresentato una delle associazioni professionali più propositive in sede parlamentare. Ora finalmente anche il Ministero sembra interessato ad aprire ai “tecnici della didattica”, ovvero gli insegnanti.

In che modo?

– La Commissione ci ha invitati a rispondere ad un questionario precompilato, in modo da organizzare al meglio anche i successivi incontri. Il Dipartimento didattica di Apidge, coordinato da Martino Macauda, ha dunque proposto ai nostri associati alcune di queste argomentazioni sottoforma di sondaggio, inviato poi ai Commissari e in seguito pubblicato sul nostro sito.

Quali sono le criticità che avete presentato?

– Abbiamo lamentato come nelle attuali Indicazioni Nazionali non trovi spazio la preoccupazione dell’analfabetizzazione giuridica ed economica che caratterizza oggi tanti studenti italiani. La programmazione didattica in generale disattende le prescrizioni internazionali (Raccomandazione UE del 2008 e l’Agenda 2030, obiettivo n. 4). Più della metà degli studenti infatti conclude i propri studi senza che siano assicurate conoscenze, nè competenze giuridiche ed economiche.
L’insegnamento dell’Educazione Civica, inserito nei curricoli delle scuole di ogni ordine e grado dalla Legge n.92 del 2019, non è stato in grado di integrare e fornire i princìpi a fondamento delle Scienze giuridiche ed economiche a causa del mancato coinvolgimento attivo e operativo di docenti specializzati. La trasversalità didattica costringe i docenti ad inventare complesse strategie di coordinamento, spesso a discapito della continuità didattica. Manca generalmente un serio approccio metodologico e scientifico alla materia: le scuole attendono inutilmente da più di un anno le linee di indirizzo ministeriale previste dalla legge.

Ci sono prospettive incoraggianti per la cdc A046?

– Il lavoro della Commissione, così come abbiamo potuto verificare, sembra particolarmente snello e attento ai bisogni individuati, il che ci rende fiduciosi: abbiamo apprezzato lo scrupolo adottato nell’individuare le criticità sollevate dagli insegnanti, una sensibilità che in precedenza non avevamo rilevato in altri analoghi tentativi di riordino dei cicli. Tuttavia non dimentichiamo che il nuovo Patto di stabilità UE impone politiche di spesa particolarmente restrittive: ogni intervento normativo in materia dovrà, infatti, assolutamente rientrare nelle pieghe della Legge di Bilancio 2025.

Quali potrebbero essere i tempi?

– I tempi di realizzazione potrebbero anche essere molto brevi, in quanto, da decreto istitutivo, la Commissione risponde direttamente alla persona del Ministro. Non abbiamo però alcuna notizia, al momento, di un coinvolgimento attivo degli Uffici centrali e periferici del Ministero, la cui assenza, se così fosse, potrebbe dilatare molto i tempi.

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