Cisl Scuola ad Evoluzione ATA: “il senso delle polemiche, il senso delle sfide”

cisl scuola

riceviamo e volentieri pubblichiamo

Spett.le Comitato Evoluzione ATA

e p.c. tutti gli altri destinatari coinvolti

Il senso delle polemiche, il senso delle sfide.

Per quanto sia molto difficile seguire un filo logico in interlocuzioni del genere, che potremmo definire strutturalmente sconclusionate, ci proviamo ancora una volta, premettendo che sarà in ogni caso l’ultima, perché il tempo è risorsa preziosa che non va sottratta a questioni ben più serie.

Evoluzione ATA lamenta il fatto di aver ricevuto dalla CISL Scuola una risposta “non datata e non firmata”. Perché, il testo a cui la CISL Scuola ha voluto rispondere (con proprio logo, e dalla propria casella di posta, con messaggio ovviamente datato) recava forse qualche firma di persona fisica?

Quanto al testo cui abbiamo risposto, che secondo il Comitato avrebbe avuto come oggetto “prevalente” una serie di problematiche del personale ATA, la chiave esatta di lettura la propone in realtà la parte iniziale, dove con tono irridente si accusano “i colossi sindacali” (cioè tutte le sigle sindacali firmatarie di una richiesta al Ministero affinché intervenisse – come poi avvenuto – con una nota di chiarimento sui titoli richiesti per accedere alle graduatorie di III fascia), di sprecare tempo ed energie su minuzie, dimenticando le vere questioni che affliggono il settore, fornendone di seguito un lungo e indistinto elenco. Concetto già espresso nelle righe precedenti, dove si esprimono “sconcerto e stupore” perché avremmo segnalato “non già le situazioni disastrose in cui versa la scuola e il suo personale da decenni, ma una questione di pura lana caprina ecc. ecc”.

Da qui la nostra risposta, che ci vuole molta faccia tosta a definire aggressiva e irrispettosa; ancor più ce ne vuole ad atteggiarsi a vittima di gratuite irrisioni, quando tono e sostanza delle nostre argomentazioni nascono proprio in reazione all’atteggiamento deliberatamente (e stucchevolmente) provocatorio con cui vi siete rivolti a un gruppo di organizzazioni sindacali.

Nella vostra ulteriore replica, avete fatto di più e di peggio, tanto da avvalorare il dubbio che avesse ragione chi, a differenza della CISL Scuola, ha pensato che non fosse il caso di degnarvi della minima attenzione.

È davvero squallido il tentativo di gettare discredito sull’organizzazione e sulle persone che la rappresentano, partendo da una lettura arbitraria e distorta del nostro bilancio, la cui pubblicità è per noi consuetudine, come atto di doverosa trasparenza. Quando sarete in grado di produrre altri analoghi documenti, resi pubblici da altre sigle con modalità più confacenti ai vostri livelli di presunta competenza, potrete dilungarvi in analisi più approfondite. Nel frattempo, scrivere che “quasi 7 milioni di euro [sarebbero] impiegati per emolumenti ed oneri accessori, pagati dai tesserati e dai contribuenti”, significa affermare il falso, sia riguardo alle cifre (che chiunque può andare a controllare), sia riguardo alla loro provenienza. Riservandoci sotto questo aspetto di valutare se non esistano gli estremi per chiedere ragione di queste affermazioni in sede legale, ricordiamo che per la CISL, come per tutte le altre sigle, le entrate di bilancio sono esclusivamente quelle versate dai propri associati con le ritenute sindacali: nulla che possa rimandare a generici “contribuenti”. Ci si chieda piuttosto come mai, nonostante i segnali di disaffezione alla politica e all’impegno sociale cui anche il Comitato ha voluto fare riferimento, siano così tante le persone che liberamente scelgono di aderire a un’organizzazione sindacale come la nostra, sostenendola in modo così significativo anche sotto il profilo economico.

Vediamo se ve la sentite di definirlo come una forma di masochismo collettivo!

Quanto alla cosiddetta “sfida”, quella di provare a vivere un anno con lo stipendio da collaboratore, vogliamo rassicurare il Comitato: tutti i dirigenti della CISL Scuola, a qualunque livello, hanno sperimentato e condiviso nel corso della propria vita le condizioni di lavoro della categoria che hanno l’onore e l’onere di rappresentare, fatta di bassi stipendi, di anni di precariato, di ricerca del lavoro in sedi lontane dalla propria residenza. Se sono dirigenti sindacali, non è per non meglio precisate designazioni, ma perché a quei ruoli sono stati eletti attraverso percorsi di democrazia interna regolati dagli statuti. Vale per la CISL Scuola, vale per tutte le altre organizzazioni sindacali democratiche, anche per quelle che sembrerebbero riscuotere la vostra benevolenza, perché non firmatarie dell’ultimo CCNL.

Siamo allora noi a rilanciare una sfida vera, che è tale quando non fa leva su più o meno velate maldicenze, ma indica con chiarezza gli obiettivi da raggiungere e si misura alla fine sui risultati che ciascuno dei contendenti è riuscito a conseguire. Troppo facile sarebbe giocare a chi la spara più grossa in termine di desideri e di aspettative.

Gli obiettivi li potremmo riprendere pari pari dal lungo elenco di problemi che avete prodotto, e che senza alcuna presunzione non aggiunge praticamente nulla alle nostre conoscenze.

Sono questioni con le quali non solo noi, ma tutte le forze sindacali rappresentative (che nel comparto istruzione sono oggi sei, su oltre 250 sigle censite ufficialmente dall’ARAN) si misurano quotidianamente e da anni. Nelle sedi in cui hanno potere diretto di decisione, come i contratti; nel confronto con la politica, su tutti i problemi che possono trovare soluzione solo in sede legislativa. Tanto per non rimanere troppo nel vago, sono temi di natura legislativa la consistenza degli organici, le modalità di reclutamento del personale, i carichi fiscali, la previdenza (ma anche le risorse messe a disposizione dei tavoli negoziali, su cui torniamo tra poco).

Sulle retribuzioni, da quelle dei collaboratori a quelle dei DSGA, che escludendo la Dirigenza sono il profilo apicale del settore scuola, ossia quello con gli stipendi più elevati, sono i contratti a decidere. Come già detto, nel contesto delle risorse che le leggi di bilancio rendono disponibili. Si fa presto a dire che lo stipendio del collaboratore è basso. Un po’ più di tempo serve a spiegare come alzarlo, avendo a disposizione risorse limitate. Per farla breve: gli aumenti dell’ultimo contratto (come di tutti quelli firmati in precedenza) nascono dalla ricerca di un equilibrio nella destinazione delle risorse fra tutti i profili (ATA, docenti, educatori). Forse non è superfluo sottolineare, in questa interlocuzione, che la parte economica dell’ultimo CCNL è stata sottoscritta da tutte le sigle, ivi compresa quella che non ha poi sottoscritto il testo definitivo, ma ha sempre rivendicato (anche in sede giudiziaria) la sottoscrizione dell’intesa sugli incrementi retributivi.

La sfida allora è questa: o direttamente, costituendovi in sindacato, o indirettamente, chiedendo spazio in una delle sigle che ritenete più affini al vostro pensiero, scendete in campo dove si gioca la partita vera. Misuratevi con la complessità dei problemi e con la fatica che richiede portarli a soluzione, o anche solo cercare di farlo. Troppo comodo limitarsi a fare l’elenco della spesa, dando poi la colpa ad altri (peraltro non a governi e forze politiche, ma per lo più ai sindacati) per tutte le attese che rimangono insoddisfatte.

Accettate la sfida: vi accorgerete sul campo di quanto sia importante, oltre che incalzare la politica sui grandi temi (cosa che facciamo normalmente e su cui è anche facile, per chi vuole, documentarsi), prestare attenzione e impegno anche a questioni apparentemente minori, come ad esempio quella per la quale secondo voi, come avete scritto, avremmo sprecato tempo e risorse.

Da quella considerazione siete partiti, suscitando la nostra risposta alla quale, come detto all’inizio, non daremo in ogni caso ulteriore seguito.

Roma, 5 agosto 2024

Cisl Scuola

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