“Scuola come patente a punti”: critiche alla valutazione secondo Valditara

giuseppe valditara

Il recente disegno di legge riguardante la valutazione proposto dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha generato un acceso dibattito nel mondo scolastico e politico. Il provvedimento introduce un nuovo sistema di valutazione del comportamento degli studenti simile a una “patente a punti”, definizione data dalla deputata del Partito Democratico Ilenia Malavasi, che ha criticato l’approccio, sottolineando come questo sistema punitivo rischi di riportare la scuola italiana indietro di decenni, verso un modello educativo rigido e repressivo.

Le novità del Disegno di Legge

Il disegno di legge prevede che il voto in condotta degli studenti venga valutato su base annuale e che determinati comportamenti, come atti di violenza o aggressioni verso il personale scolastico, possano avere un impatto decisivo sul voto finale. Un voto di condotta pari o inferiore a cinque comporterà la bocciatura dello studente, mentre un voto di sei richiederà il superamento di un esame di recupero in educazione civica per gli studenti delle scuole superiori.

Inoltre, la proposta introduce la possibilità di assegnare agli studenti sospesi delle attività di cittadinanza solidale durante il periodo di sospensione. Questo dovrebbe, nelle intenzioni del governo, sostituire l’allontanamento semplice dalle lezioni con un’opportunità di responsabilizzazione e crescita personale per i giovani.

Anche la scuola primaria è interessata dalla riforma, con il ritorno ai voti numerici al posto dei giudizi descrittivi introdotti nel 2020. Secondo il governo, questa modifica consentirà una valutazione più trasparente e comprensibile del percorso scolastico degli alunni, ma numerosi esperti di educazione sostengono che rappresenti un passo indietro rispetto a un approccio che dava maggiore importanza al progresso e allo sviluppo individuale degli studenti.

Critiche dalla comunità educativa

Il sistema di “patente a punti” proposto dal governo è stato accolto con scetticismo da molti rappresentanti del mondo educativo. Ilenia Malavasi ha espresso la sua preoccupazione su come un sistema simile possa portare a un clima di ansia e paura nelle scuole, piuttosto che promuovere un ambiente di apprendimento sereno e inclusivo. Secondo la deputata, la scuola dovrebbe essere un luogo dove l’errore è considerato un’opportunità di crescita e non solo una colpa da sanzionare.

Anche il Movimento 5 Stelle, tramite il suo capogruppo in Commissione Cultura alla Camera, Antonio Caso, ha criticato il disegno di legge, accusando il governo di averlo approvato senza un adeguato confronto e dibattito con le parti interessate. Caso ha evidenziato come il provvedimento rischi di penalizzare ulteriormente gli studenti che provengono da contesti familiari difficili, aggravando le disuguaglianze già presenti nel sistema scolastico italiano.

Un modello educativo retrogrado?

Molti critici vedono in questo disegno di legge un ritorno alla “scuola di Gentile”, un modello educativo di inizio Novecento che si basava su un rigido controllo e sulla selezione degli studenti. Secondo loro, l’introduzione di un sistema sanzionatorio e punitivo rischia di minare il rapporto di fiducia tra insegnanti e studenti, compromettendo l’efficacia del percorso educativo.

Il voto di condotta, se utilizzato come unico strumento di valutazione del comportamento, potrebbe risultare inefficace, soprattutto in contesti dove mancano il sostegno familiare e la cultura del rispetto per la convivenza democratica. Per molti, questo disegno di legge è un tentativo di rispondere al disagio giovanile facendo leva sulle paure dell’opinione pubblica, piuttosto che affrontare i problemi alla radice con interventi strutturali e pedagogicamente fondati.

Le misure del governo: disciplina e responsabilità

Il Ministro Valditara ha difeso il provvedimento, sostenendo che il comportamento corretto è fondamentale per garantire un ambiente scolastico sereno e favorevole all’apprendimento. Secondo il Ministro, il nuovo sistema non mira a punire ma a educare alla responsabilità individuale e al rispetto delle regole. Il governo ritiene che, attraverso queste misure, sarà possibile contrastare in modo più efficace fenomeni come il bullismo e la violenza nelle scuole.

In aggiunta alle sanzioni disciplinari, il disegno di legge prevede anche multe economiche per chi commette reati contro il personale scolastico, con importi che variano da 500 a 10.000 euro. Questa misura è stata introdotta per tutelare maggiormente il personale scolastico e creare un ambiente di lavoro più sicuro e rispettoso.

Le reazioni delle famiglie e dei docenti

Anche le associazioni dei genitori e dei docenti hanno espresso le loro preoccupazioni. La Federazione Italiana Scuole Materne (FISM) ha dichiarato che un sistema di sanzioni così rigido rischia di alienare ulteriormente gli studenti dal percorso educativo, aumentando il rischio di dispersione scolastica. Secondo la FISM, è necessario investire di più in programmi di supporto psicologico e didattico, piuttosto che affidarsi a punizioni che potrebbero rivelarsi controproducenti.

L’Associazione Nazionale Presidi (ANP), pur riconoscendo l’importanza di garantire il rispetto delle regole, ha messo in guardia contro un uso eccessivo delle sanzioni che potrebbe appesantire ulteriormente il carico burocratico delle scuole e complicare la gestione dei casi di indisciplina.

Prospettive future

Il dibattito su questo disegno di legge è destinato a proseguire nei prossimi mesi, con un confronto che coinvolgerà non solo il mondo della politica, ma anche quello della scuola e della società civile. Se approvato nella sua forma attuale, il provvedimento potrebbe introdurre cambiamenti significativi nel sistema educativo italiano, con ripercussioni che andranno ben oltre le modalità di valutazione del comportamento degli studenti.

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