La ‘mossa del cavallo’ di Meloni che spiazza opposizioni e sindacato

mossa del cavallo

Due passi in avanti e poi scartare di lato. Così muove il cavallo in quella immaginifica simulazione di battaglie che è il gioco degli scacchi. Tra alfieri, semplici pedoni, torri e regine da difendere, il cavaliere ha il dono di muoversi in maniera imprevedibile e scavalcare gli avversari, appunto la mossa del cavallo.

“La mossa del cavallo” è anche il titolo di uno dei primi romanzi di Andrea Camilleri, uno dei più belli, nel quale il commissario Bovara, accusato di omicidio, si scagionerà cominciando a muoversi in maniera imprevista ed imprevedibile.

La sua ‘mossa del cavallo’, Giorgia Meloni l’ ha fatta con l’ approvazione in Consiglio dei Ministri della legge di bilancio 2024, la seconda del governo che presiede, lasciando quantomeno disorientati opposizioni e sindacati (CGIL di Landini in testa) che di una “manovra inadeguata” ai bisogni dei lavoratori avevano cominciato a parlare già dal mese di agosto, ben prima che la manovra prendesse forma. Approfittando per prospettare mobilitazioni di massa e piazze piene, tra resistenze e resilienze varie.

Va detto che i calcoli di Corso d’ Italia sulle risorse effettivamente disponibili e sulle reali possibilità che il governo potesse fare miracoli con i numeri striminziti a disposizione, non erano affatto sbagliati. In fondo che questi siano tempi grami per le finanze dello Stato non è mica un’ illazione delle opposizioni.

Quello che però non era stato messo in conto nella pianificazione della lunga marcia per tentare la spallata al governo portando l’ opposizione dai giornali alla piazza, era la possibilità che anche un governo di destra-destra potesse imbracciare le armi della ‘fantasia al potere’.

A palazzo Chigi deve essere servito il ricordo di quanto era successo l’ anno scorso, nonostante una manovra sostanzialmente già predisposta dal governo uscente: bocciatura senza appello della Cgil (manovra di corto respiro che non risponde alle emergenze), bocciatura con qualche sfumatura della Uil (manca una direzione di marcia, bisognerebbe sostenere i redditi), i distinguo imbarazzati della Cisl, con il corollario di un inedito Letta movimentista che invitava addirittura alla ribellione ed alla piazza.

Andare incontro alle emergenze e sostenere i redditi dei lavoratori? Ci sono i soldi per rinnovare i contratti del pubblico impiego e la riduzione delle fasce dell’ irpef assieme al taglio del cuneo fiscale avranno effetto su gran parte del lavoro dipendente. Niente di eccezionale, intendiamoci. Le cifre effettive sono tutto sommato scarne, come del resto era prevedibile con i conti attuali.

Ma eccola la mossa del cavallo: fermo restando i pochi soldi a disposizione, basta cambiare il modo con cui questi soldi arriveranno nelle tasche di lavoratori e pensionati per guadagnare fiducia da parte di chi dovrebbe riempire le piazze e disarmare chi quelle piazze vorrebbe riempire.

E allora, anzitutto l’ ‘una tantum’ (in media di un migliaio di euro) nelle buste paga di dicembre, che non è altro che l’ anticipo degli aumenti contrattuali previsti e finanziati per il 2024, aumentato per l’ occasione oltre le soglie abituali e pagato tutto in una volta. Poi l’ aumento di un centinaio di euro (anche qui medi) a partire da gennaio, stavolta effetto del taglio del cuneo fiscale combinato con la riforma dell’ Irpef.

Il tutto disposto dal governo prima di passare dai sindacati, che tra contrari a prescindere, dubbiosi e favorevoli intanto si spaccano.

Certo non finirà qui, non c’ è dubbio. Come non c’ è dubbio che però, dopo il fantasioso uno-due, è diventato più complicato chiamare alla mobilitazione e perfino allo sciopero contro un governo che alla fin dei conti ti ha aumentato lo stipendio e ti ha pure dato un po’ di soldi “extra” per farti meglio il Natale.

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