Rinuncia al ruolo: fenomeno in crescita. Il caso Lombardia

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La rinuncia ai posti di ruolo nella scuola italiana è un fenomeno in netta crescita negli ultimi anni, localizzato soprattutto nelle regioni del Nord. Il quotidiano Italia Oggi accende i riflettori sulla Lombardia, dove c’ è un terzo del totale dei ruoli non assegnati e dove circa il 27% di queste cattedre non assegnate è dovuto a rinuncia.

Sono ovviamente molteplici i motivi di queste rinunce. A parte il sostegno, spiega il quotidiano, incide la carenza di candidati, soprattutto nelle discipline Stem. Ma ha un peso determinante nelle scelte dei potenziali professori la mancata attrattività del docente in quei territori nei quali il costo della vita è più alto e la retribuzione notevolmente inferiore rispetto ad altre professioni, a parità di titolo di studio.

Un ruolo non secondario ricoprono la scarsa trasparenza e tempestività delle procedure di reclutamento con la confusione derivante dal sovrapporsi dei diversi canali, e poi delle supplenze annuali o temporanee.

Gli effetti delle rinunce colpiscono soprattutto il sistema scolastico nel suo complesso, con un inevitabile aumento delle supplenze ed i conseguenti effetti di instabilità e discontinuità didattica, l’ impossibilità di fatto della programmazione delle attività scolastiche.

Ma rinunciare costa anche ai docenti che, in alcuni casi, rischiano fino al depennamento dalle graduatorie. Un rischio che però non sembra spaventare più di tanto. A poco sono valse infatti le misure prese finora dai governi, come l’introduzione di penalizzazioni per la rinuncia al ruolo e il tentativo di bloccare i trasferimenti in uscita una volta accettato.

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