Sistema di valutazione degli apprendimenti: una (troppo) lunga storia italiana

Sistema di valutazione degli apprendimenti: una (troppo) lunga storia italiana

Era un’ Italia stravolta dalle contestazioni studentesche quella del 1977 e la  scuola si preparava a un cambiamento epocale. Con la legge 517 sull’integrazione scolastica – che finalmente eliminava le classi speciali per gli alunni con disabilità – venivano soppressi, i voti numerici. E, alle elementari (come si chiamava allora la scuola primaria) arrivavano i giudizi.

Da allora il sistema di valutazione alla scuola primaria è cambiata ben altre otto volte, mettendo a dura prova famiglie e insegnanti.

Con un salto di 12 anni arriviamo alla  legge 148 del 1990 sull’ordinamento della scuola elementare in cui l’allora Ministro della Pubblica Istruzione Sergio Mattarella  prova a rivedere  i criteri di valutazione. Ma l’Italia, si sa è Paese di cambiamenti lenti  e quindi solo dopo 3 anni, a firma dell’ on. Rosa  Russo Iervolino, un’ordinanza ministeriale stabilisce che in pagella debbano comparire, per delineare gli apprendimenti, le lettere  A, B, C, D .

Passano altri 3 anni (e siamo al 1993) e l’ on. Luigi Berlinguer (recentemente scomparso)
riammette i giudizi nel documento di valutazione: ottimo, distinto, buono, sufficiente e insufficiente. Lo stesso Ministro, nel 1999, introduce il regolamento dell’autonomia scolastica (D.P.R. 275/99) che, tra le tante cose, abolisce la scheda nazionale di valutazione.

Millenial transition: nel 2003  il dicastero di Viale Trastevere è guidato da un’esponente del centro-destra, Letizia Moratti, che pensa e realizza il portfolio delle competenze ed estende il giudizio anche al comportamento.

Giuseppe Fioroni (centro-sinistra) siete a capo del Ministero nel 1996 e, in continuità con l’autonomia scolastica voluta da Berlinguer, acconsente a che ogni scuola possa redigere una propria pagella. Vi siete già smarriti, cari lettori?

Ritrovate la bussola per orientarvi e andate a rileggere la riforma voluta da Maria  Stella Gelmini, che nel 2008 oltre agli immancabili tagli alle risorse, ripristina il voto in decimi .

L’ultima versione è quella voluta da Lucia Azzolina, nel dicembre 2020, che favoriva il ritorno del «giudizio descrittivo» e al posto della tradizionale numerazione da 1 a 10 vengono introdotti, solo per la scuola primaria, quattro livelli di competenza :  in via di acquisizione, base, intermedio e avanzato.

In una recente intervista all’ANSA, la sottosegretaria on. Paola Frassinetti ha anticipato che a breve il governo rimetterà anche alla primaria i numeri in pagella perché “ il sistema dei giudizi descrittivi ha creato confusione per le famiglie).

Il Ministro Valditara ancora non si è pronunciato su questi e altri aspetti della proposta.

Non sono stati anticipati i tempi di realizzo di questo ennesimo intervento che, se da un lato è teso a favorire l’omogeneità di giudizio tra i vari ordini di scuola e, per le famiglie, una comprensione più intuitiva degli apprendimenti dei propri figli,   dall’altro non interrompe l’avvicendarsi dei provvedimenti e quindi una sostanziale difformità valutazione rispetto ai passato.

Attendiamo quindi un riscontro sia sui tempi che sulle modalità dell’intervento, augurandoci che possa così essere efficace e produttivo da poter essere trasmesso alle prossime generazioni.

 

 

 

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