Spettacolo di impegno civile “Una macchia nel cuore”. Intervista a Marco Moriconi

Spettacolo di impegno civile “Una macchia nel cuore”.  Intervista a Marco Moriconi

Il teatro di impegno civile è una forma di teatro che si impegna a trattare temi sociali, politici o ambientali in modo critico e a promuovere la sensibilizzazione del pubblico su queste questioni. È un’importante forma d’arte che ha il potenziale per catalizzare il cambiamento sociale attraverso la riflessione critica, l’empatia e l’azione collettiva. Abbiamo chiesto a Marco Moriconi, che in questo contesto porta in scena lo spettacolo “Una macchia nel cuore”, un approfondimento sul tema.

Marco Moriconi, chi è e che tipo di messaggio desidera trasmettere agli spettatori attraverso lo spettacolo “Una macchina del cuore”?

Marco Moriconi è un ferroviere ormai in serena quiescenza (sorrido) che, fin da ragazzo, ha la passione per la scrittura creativa. Mio padre Giovanni, però mi convinse ad intraprendere la strada del lavoro “vero” e non quella dell’effimero universo dello spettacolo! Iniziai, quindi, nell’ormai lontano 1981, a guidare treni lungo l’Italia e questo lavoro…”vero” mi ha garantito una quarantennale vita dignitosa. Parallelamente, però, non ho mai abbandonato la passione innata e ho continuato a scrivere storie immaginandole tradotte in film o come spettacoli teatrali. La strada del cinema è veramente tortuosa e piena di false promesse (in quel mondo effimero da cui mi aveva messo in guardia il mio compianto genitore!), al contrario di quella teatrale che mi ha regalato diverse soddisfazioni con la messa in scena di tre mie commedie brillanti, seppure a buon livello amatoriale (quasi professionistico!). La fortuita conoscenza con l’eclettico regista teatrale Marco Maltauro, mi ha indirizzato verso un percorso di Impegno Civile. Nel 2005, infatti, ho scritto per lui due racconti brevi, uno dei quali è stato inserito in suo spettacolo e rappresentato diverse volte da tre attori diversi. Il racconto con cui questo regista mi ha conosciuto è stato il primo di tanti con cui, in breve tempo, ho costruito lo spettacolo “PER NON DIMENTICARE” che mi vedeva solamente autore, poiché era recitato straordinariamente dall’ amico Andrea Testa. Avevo iniziato, con lui, a rappresentare questo lavoro all’interno delle scuole Medie e Superiori con buon successo. La sua prematura scomparsa, però, mi ha spinto a provarmi attore narratore dei miei testi. “UNA MACCHIA NEL CUORE” è divenuto, così, il ribattezzato spettacolo che dal 2008 presento personalmente agli studenti. Studenti che, cominciando a chiedere dove avrebbero potuto leggere questi racconti, mi hanno spinto a costruire il libro omonimo dove sono contenuti altri racconti brevi che parlano del mondo del viaggio. 

Cosa ti ha spinto ad ambientare lo spettacolo nel mondo ferroviario?

Il viaggio per antonomasia è quello ferroviario! Quante storie sono state ambientate a bordo di treni o nelle stazioni? Storie d’amore, intrighi internazionali, viaggi della speranza o, ancora, storie noir, viaggi fantastici. E chi, meglio di un ferroviere, potrebbe raccontare questo ambiente con le sue sfumature, con i suoi paesaggi, con l’umanità che lo frequenta. Se, poi, lo sguardo lo volgiamo agli “anni di piombo”, scopriamo che treni e stazioni, viaggiatori e ferrovieri, sono stati protagonisti di fatti sanguinosi.

Com’è stato finora il feedback da parte delle scuole che hanno assistito allo spettacolo?

L’esperienza scolastica mi ha fatto scoprire un ambiente che avevo conosciuto solo dai banchi e adesso che presento questo lavoro, stando dalla parte opposta e, in un certo qual modo imporre la mia presenza, la mia parola, mi rendo conto della forza che può imprimere agli studenti, l’insegnante. Al termine dei miei spettacoli, quando gli studenti mi domandano se le storie che racconto siano vere, mi accorgo che neanche i loro genitori le conoscono, poiché non gliele hanno mai raccontate. Ad onor del vero, mi è capitato che anche alcuni giovani insegnanti non conoscessero ciò che accadde il 2 agosto 1980 o il 23 dicembre 1984 o il 12 dicembre 1969! Ecco, questo è ciò che mi spinge a portare questo spettacolo nelle scuole, perché attraverso l’arte della narrazione faccio conoscere alcuni momenti della nostra Storia contemporanea.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Tento di spingere gli insegnanti (almeno quelli più sensibili) ad aiutarmi in questa impresa, perché i ragazzi stanno crescendo in questa società che ha avviato la revisione della Storia italiana, sminuendo ciò che ha contrastato e combattuto, con il sangue prima e con la democrazia poi, la violenza nazifascista e stragista.

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