Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha recentemente ribadito la sua posizione di netta contrarietà all’uso degli smartphone nelle aule scolastiche, ritenendoli fonti di distrazione e dannosi per lo sviluppo cognitivo dei giovani. Valditara ha sottolineato l’importanza di rendere le scuole “smartphone free”, nel tentativo di preservare le capacità di concentrazione e memorizzazione degli studenti. Questa posizione, tuttavia, sembra entrare in contrasto con le linee guida previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che punta a una maggiore integrazione della tecnologia nel sistema educativo italiano, promuovendo anche l’uso di dispositivi digitali per migliorare la formazione e la valutazione degli alunni.
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Il messaggio di Valditara: “Scuole smartphone free”
Durante il convegno “Leggere il presente per scrivere il futuro”, promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi, Valditara ha messo in guardia dai rischi che un uso eccessivo degli smartphone può comportare per i giovani, sottolineando come molte analisi internazionali mostrino una correlazione tra l’uso dei dispositivi digitali e un calo del rendimento scolastico. “Se vogliamo bene ai nostri figli – ha affermato – dobbiamo far sì che prendano una pausa, almeno a scuola, dallo smartphone, per evitare che sviluppino una dipendenza”. Il ministro ha chiesto quindi che le aule scolastiche diventino spazi liberi dai dispositivi mobili e ha suggerito un dibattito a livello europeo sull’utilizzo dello smartphone nelle scuole, in programma il 25 novembre a Bruxelles.
Il paradosso con il PNRR: tecnologia sì, ma a quali condizioni?
L’intento di Valditara sembra tuttavia contraddittorio rispetto agli obiettivi delineati dal PNRR per il settore scolastico, dove si prevede una digitalizzazione delle pratiche didattiche, in particolare attraverso l’uso di tablet e smartphone per favorire una didattica innovativa e flessibile. Il PNRR punta infatti su un sistema educativo che sappia integrare le nuove tecnologie, introducendo strumenti digitali come risorse fondamentali sia per l’insegnamento che per la valutazione. Tra le proposte del piano, emerge l’idea di utilizzare strumenti come i tablet anche nelle prove valutative, per offrire agli studenti esperienze educative al passo con il contesto digitale moderno.
Il modello svedese e la scrittura a mano: uno sguardo alla tradizione
Un modello a cui Valditara guarda con interesse è quello adottato di recente in Svezia, dove il governo ha fatto marcia indietro rispetto alla digitalizzazione massiccia delle scuole. Il ministro dell’Istruzione svedese Lotta Edholm ha infatti deciso di rimuovere i tablet nelle scuole materne e di reintrodurre libri cartacei e quaderni. La Svezia è stata pioniere nella digitalizzazione scolastica, ma le recenti ricerche hanno spinto il paese a riconsiderare l’eccessivo uso degli strumenti digitali, riportando l’attenzione su metodi più tradizionali, come la scrittura a mano e la lettura su carta. “Abbiamo sottovalutato gli effetti negativi della digitalizzazione”, ha dichiarato Edholm, allineandosi con le preoccupazioni espresse da Valditara.
Tecnologia e apprendimento: un equilibrio necessario
La posizione di Valditara, che insiste sulla limitazione degli smartphone nelle aule, apre il dibattito su un tema complesso: come coniugare la spinta verso la digitalizzazione con la necessità di preservare pratiche educative tradizionali. Anche la neuroscienziata Maryanne Wolf e lo scrittore Susanna Tamaro, intervenuti al convegno, hanno sottolineato come l’eccessiva esposizione al digitale rischi di compromettere abilità cognitive fondamentali, come la capacità di concentrazione e il pensiero critico, sviluppate soprattutto tramite la lettura su carta e la scrittura manuale.
Il futuro dell’educazione tra tradizione e innovazione
Questa contrapposizione tra l’approccio cauto di Valditara e le linee guida del PNRR riflette una più ampia tensione nel settore educativo: da un lato, si riconoscono i benefici potenziali della tecnologia nel rendere l’apprendimento più accessibile e coinvolgente; dall’altro, ci sono preoccupazioni concrete sull’impatto che una digitalizzazione eccessiva può avere sullo sviluppo intellettuale e sociale degli studenti. Valditara non intende “rifiutare la tecnologia”, ma vuole insegnare ai giovani a usarla in modo consapevole, come previsto dalle Linee guida sull’Educazione civica.
L’incontro a Bruxelles sarà un’opportunità per confrontarsi con altri paesi europei su come gestire l’integrazione della tecnologia nelle scuole, tenendo conto delle esperienze diverse ma con un obiettivo comune: costruire un sistema educativo che non solo risponda alle sfide della digitalizzazione, ma che protegga anche il benessere e lo sviluppo integrale degli studenti.